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#TIRACCONTODIBERLINO

Berlino ci ha accolto così, nella notte, con i suoi grandi e imponenti palazzi, con i marchi occidentali impressi sulle grandi vetrate. Le strade larghe e gli hotel pronti ad ospitare milioni di visitatori. Tutto talmente imponente da non lasciare il tempo ad una fotografia. Si capisce subito che Berlino è una città che ha vissuto immensi cambiamenti, importanti “climi politici” e che è grande, talmente grande da nascondere sin troppo gli angoli più veri che la caratterizzano.

Ancora oggi ho la sensazione che per saperne di più ci dovrò tornare e che in ogni caso il tempo non sarebbe sufficiente.

Lo spettacolo è iniziato con la East Side Gallery. 1300 metri del Muro di Berlino, in Mühlenstrasse, rimasti ancora in piedi, dopo la caduta del 9 novembre 1989, a fare da tela a oltre cento opere d’arte dipinte da artisti di tutto il mondo. Un museo a cielo aperto nella ex Berlino Est. Un inno alla pace, alla libertà, al cambiamento, diventato monumento nazionale accanto alla riva del fiume Sprea.

Un privilegio oggi poter osservare il muro di lato e vedere che l’Est e l’Ovest si abbracciano.

Tra i murales più famosi c’è The Mortal Kiss che lo stesso autore Dimitrji Vrubel ha voluto incorniciare con queste parole: “Mio Dio, aiutami a sopravvivere a questo amore mortale”. L’opera rappresenta il bacio del 1979 tra Leonid Il’ič Brežnev, Segretario Generale dell’URSS, e Erich Honecker, Presidente della DDR.

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Altro lavoro di grande impatto è Test the Rest di Birgit Kinder che raffigura una Trabant che sfonda il Muro. Nella città è possibile trovare ancora, come attrazione turistica, queste macchine che dall’Est sono giunte anni fa all’Ovest. La prossima volta organizzerò un tour!

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Splendidi anche i lavori di Marc Engel con le sue marionette simbolo di umanità piegata, il Saltatore del Muro di Gebriel Heimler, i volti stilizzati dipinti da Thierry Noir e il lunghissimo Worlds People che ricorda "Persone di tutto il mondo, siamo un unico popolo". 

Sarei voluta rimanere un giorno intero a percorrere e ripercorrere questa spettacolare opera d’arte. Il consiglio è di ammirare tutta la East Side Gallery passandoci a fianco e di ripercorrerla all’indietro dall’altro lato della strada per ammirarne le opere nella loro interezza. Degno di nota il palazzo della Mercedes, sulla stessa via.

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Obbligatorio il passaggio in Alexanderplatz, una delle principali piazze di Berlino dove si trova la Berliner Fernsehturm, la Torre della Televisione eretta nel 1969, opera degli architetti Fritz Dieter, Günter Franke e Werner Ahrendt. In meno di 40 secondi un ascensore porta a ben 204 metri di altezza dove si può godere di una vista mozzafiato su tutta la città, vista che ovviamente - e purtroppo - perde di qualità in giornate in cui le nuvole tentano di ingoiare questa sfera-panoramica. A 207 metri di altezza si trova, invece, un ristorante panoramico la cui base ruota di 360 gradi in circa un’ora.

Alexanderplatz ospita anche l'Urania Weltzeituhr ossia l’orologio universale di Erich John che consiste in una struttura che ruota continuamente mostrando l'ora nelle varie zone del mondo.

Merita una visita, anche solo per respirarne il sapore, l’isola dei musei e Bebelplatz che oltre ai sontuosi palazzi, ospita l’opera dell’israeliano Micha Ullman del 2008 in memoria del rogo di oltre 25.000 libri contrari allo spirito tedesco, avvenuto nel 1933. Ullman realizzò nel pavimento della piazza un cristallo trasparente, purtroppo in questa foto sporco di pioggia, che mostra uno spazio inaccessibile contenente librerie bianche tutte vuote. Perfetta la sensazione creata e descritta anche in precedenza dalle parole di Heinrich Heine: “Là dove si bruciano libri, si finisce per bruciare anche gli uomini”.

La Porta di Brandeburgo, simbolo di Berlino, eretta alla fine del 1700 nel quartiere di Mitte, non si è mostrata in tutta la sua bellezza, probabilmente perché nascosta dalle impalcature pronte ad ospitare gli eventi del Capodanno 2019. Di Berlino non mi ha sorpreso il freddo, che c’è e che per chi vive nel Nord Italia è abbastanza consueto, ma la chiusura di molti musei in tutte queste giornate festive e prefestive; inoltre la domenica (forse a ragione) la maggior parte dei negozi sono chiusi. Mi sarei aspettata, invece, da una città così turistica, un non-stop (ad eccezione di chiusure motivate da principi religiosi) dedicato appunto ai visitatori. Consiglio fondamentale, quindi, quello di programmare per bene prima di partire tutte le visite, considerando che alle 4 di pomeriggio in inverno è praticamente già notte.

Merita tantissimo il Palazzo del Reichstag (oggi Bundestag) e la cupola di vetro opera di Norman Foster. Vi perderete tra le sue rampe elicoidali, i suoi specchi e la sua “testa” aperta a far entrare cielo, aria e gocce di pioggia. La visita è gratuita e va prenotata on line. Tutto fatto prima di partire grazie anche al supporto della mitica #guidabaffi, quella fatta da nostri amici e portata non solo in tasca, ma anche con noi piacevolmente per mano per le strade di Berlino. La compagnia in ogni Viaggio fa la differenza!

Emozionante, intenso, “da non” e “per non” dimenticare il Memoriale della Shoah, nel quartiere di Mitte, progettato dall’Architetto Peter Eisenman. Il monumento è formato da 2.711 stele di calcestruzzo larghe 2,375 metri e lunghe 95 centimetri ciascuna di altezza variabile tra 20 centimetri e 4 metri, posate su un pavimento che sale e scende così da creare una situazione di confusione e di perdita di orientamento come quella provata da un popolo deportato e privato della libertà. Qualcuno ha criticato quest’opera talvolta scambiata per scenografia per selfie o per un insieme di panchine. Qualcuno invece ne apprezza proprio questo lato che la rende un tutt’uno con la quotidianità di Berlino, una città che decide però di non dimenticare. Io la trovo un’opera speciale, che racconta e trasmette profondamente nella sua parte centrale “storia” e che nei suoi bordi riesce quasi a confondersi con il resto della città, regalando una sensazione di speranza.

Frenetica, bluastra, metallica e piena di luci, quasi una piccola New York, è Postdamer Platz con l’architettura strabiliante del Sony Center e dei suoi tre principali grattacieli: la Torre Debis di Renzo Piano sede della PricewaterhouseCoopers, la Kollhoff Tower opera di Hans Kollhoffe e la Bahn Tower di Helmut Jahn.

Postdamer Platz ospita anche uno dei primi semafori della Germania.

Non si può non fare un accenno al simpatico Amplemann, l’omino che si trova nei semafori di Berlino in verde e in rosso. Ideato dallo psicologo K. Peglau nel 1961 e disegnato da A.Wegner, l’Ampelmännchen, che ridusse notevolmente gli incidenti stradali, proprio per la sua capacità di incuriosire e catturare l’attenzione rispetto ad un semplice colore, fu ripreso negli anni Novanta dal grafico Markus Heckhausen che ne creò un marchio di prodotti di ogni tipo che caratterizzano e portano allegria nella città.

E come potevo resistere ad una meravigliosa felpa con bimba sul rosso??

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Ultima nota in Postdamer Platz, il Lego Discovery Center. Per i bambini sicuramente divertente.

Per lo shopping si deve andare in Friedrichstraße che ospita numerosi negozi, la Galleria La Fayette e il Quartier 206.

Alla fine di questa strada si può vedere il Checkpoint Charlie, che se nel 1961 era un noto posto di blocco tra il settore statunitense e quello sovietico, è ormai diventata un’attrazione turistica quasi “teatrale”.

Poco conosciuto, trovato grazie agli hashtag di Instagram e sicuramente interessante il museo Urban Nation, un palazzo interamente dedicato all’arte contemporanea e in cui sono ospitate numerosissime opere quali graffiti, stancil, oggetti, quadri, opere tridimensionali capaci di emozionare e di aprire gli occhi su queste forme di arte che quotidianamente ci circondano.

Sempre in tema di streetart va segnalato il Kater Blau, in zona Ostbahnhof, un locale fatto di piccoli chioschi pronti ad ospitare stencil, graffiti, murales e in cui si respira la Berlino fatta di idee, arte, creatività, divertimento e giovani. Qui lo vedete in versione diurna.

Altro quartiere che merita e che profuma appunto di quella Berlino che si scopre a fatica solo alla fine del viaggio sono le corti di Hackescher Markt. Caratteristici negozi di artigianato colorano i suoi tanti angoli.

Facile trovare in questa zona anche ristoranti #glutenfree come ad esempio Maredo, tipico salvagente sparso in tutta la città. Purtroppo, diversamente da quanto pensassi, a livello di fast food, a parte una nota positiva per Vita Fresh, non era presente nulla di senza glutine. Attrezzarsi quindi prima della partenza o ritornare ben informati sui locali. Sicuramente qualche dritta ce la potrà dare anche Eleonora e la sua famiglia, piacevole incontro fatto casualmente in aeroporto, al ritorno. Averlo saputo prima che la ragazza che incontro tutte le mattine conosce dettagliatamente questa città!

Concludendo, se Berlino è una città che all'inizio disorienta e fa sentire piccoli, quasi dispersi e senza riferimenti, è allo stesso tempo la città che proprio alla fine del viaggio si dimostra invece, pronta ad accogliere e a far diventare "cittadini" di essa.

Un giorno, forse, ancora.

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#TiRaccontoDiDicembre2018

The End

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