Raccolgo in questa pagina, come in un quaderno di appunti, come in un diario, i vari pensieri che mi hanno accompagnato nella Fase 1. Dal 21 febbraio 2020, quando di questo #coronavirus si è iniziato a parlare anche in Italia, sono state tante le riflessioni, le difficoltà, i dubbi, le paure e i bilanci di vita con cui abbiamo avuto a che fare. In ogni caso questo tempo "sospeso e complicato" è stato anche un tempo "da vivere" e io ne voglio conservare il ricordo.
26 FEBBRAIO 2020
Questa immagine rappresenta bene come ho ritrovato la mia Lombardia, la mia Milano, al ritorno (anticipato) da Edimburgo. Confusione, disorientamento, incredulità. Panico soprattutto. Quello generato da un'informazione data a volte in modo compulsivo, alterato, quasi "teatrale". Il panico che si percepisce dalle domande “ingenue” dei bambini costretti a fermarsi in una quotidianità fatta di vuoti a cui non sono mai stati abituati. Farmacie e supermercati svuotati. Beni che per qualcuno sono "fondamentali" portati via come fossimo in guerra. Pensare a chi in guerra veramente ci è stato. A chi nella guerra veramente è. E riscoprire quel tempo fatto di attesa, lentezza, distanze. Come in una spirale, come in un vortice, riconsiderare l'importanza di tante cose. Il senso di tante situazioni. Riposizionare le priorità. La presenza e l'assenza. Ritornare a pensare e a riflettere su quanto siamo fragili. Su quanto forse “ci possano bastare” anche pochissime cose che sono però di grandissima importanza. . Il corona virus anche se è invisibile è realtà. Una realtà che voglio credere sapremo affrontare.
4 MARZO 2020
Un’altra giornata trascorsa così. Con quel senso di attesa di una soluzione, di una definizione, di una certezza. Un’altra giornata in cui tutto sembra essersi fermato e in cui si assiste ad una primavera quasi finta e che è impossibile abbracciare.
6 MARZO 2020
Mi ha sempre affascinato la capacità dell’essere umano, nei momenti di difficoltà, di comprendere immediatamente quali sono le cose davvero importanti e quali quelle futili. Una manciata di minuti per riposizionare i propri valori. E così mi sono chiesta a cosa serve un armadio pieno di vestiti che sembra sempre vuoto. Mi sono resa conto di quanto c’è di più del necessario in cucina, nel beauty-case, in un rubinetto che resta troppo aperto perché mi piace scaldarmi le mani. I deliri di onnipotenza. La vanità. Quel sentirsi sempre giovani anche a quarant’anni. E a quella stessa età pensare a cosa fare da grandi. Genitori moderni. Figli mai cresciuti. Allo stesso modo mi ha sempre stupito come, quando tutto ritorna alla normalità, in poco tempo, non quantificabile, ma molto molto breve, l’essere umano è capace di dimenticare tutte quelle sensazioni e riesce a farsi travolgere (e stravolgere) completamente da quell’abbondanza fatta di cose “inconsistenti”. Chi lo sa, tra qualche tempo, cosa resterà della presa di coscienza di questi giorni. Chi lo sa se le nostre fragilità si nasconderanno nuovamente dietro a corazze patinate. Se di nuovo saremo “capaci” di dimenticare.
Ad un discorso “pesante” non mi resta che abbinare una foto di @regina_bressa scattata in un momento “leggero”. Indosso un piumino, ma se oggi mi chiedeste dove vorrei essere se non dove sono, risponderei a Rimini perché sa di casa. . Sottotitolo: Volevo fare la travelblogger e la mia carriera è finita ancora prima di iniziare!
9 MARZO 2020
{L’essere umano deve sempre affrontare due grandi problemi: il primo è sapere quando cominciare; il secondo è capire quando fermarsi.} Paulo Coelho . Questo è il momento di fermarsi. Dobbiamo capirlo. E se ci pensate bene, il fermarsi in casa non è un reale fermarsi, ma semplicemente un riappropriarci del nostro tempo. Un tempo che in ogni caso non tornerà più. Nel bene e nel male. Quindi, anche se sembra follia, apprezziamolo!
14 MARZO 2020
SIAMO SEMPRE NOI. IN UN TEMPO SOSPESO. ANCORA PIÙ CONNESSI. SPAZI PIÙ PICCOLI. NUOVI RITI.SOLITE NECESSITÀ. STESSI PENSIERI. IL BISOGNO DI LEGGEREZZA. IL SUPERFLUO. L’ESSENZIALE. UN ORDINE DA RICREARE. LA VOGLIA DI SOGNARE. L’IMPORTANZA DEL LAVORO. NUOVI APPUNTAMENTI. LE DECISIONI. I NOSTRI ANGOLI. ALLA RICERCA DI RISPOSTE. PIENI DI SPERANZE. ATTENTI ALLE PICCOLE COSE. IN ATTESA DI NUOVE STAGIONI. E LA CONVINZIONE CHE ANDRÀ TUTTO BENE.
17 MARZO 2020
Tornerà la primavera. E salirà in alto, sino al nostro cuore. . L’altra sera mi sono emozionata guardando dalla finestra, nel buio, i miei vicini di casa applaudire e cantare l’Inno. Credo che l’Italia sia un Paese unico per bellezza del territorio, per storia, cultura e per le tradizioni delle sue tante città. E poi il Popolo. Quello che riesce a sorridere anche davanti alle difficoltà. Quello che si mostra generoso e solidale anche se ha poco. Quello a cui ti senti appartenere ancora di più in questi momenti. In questi giorni mi sono chiesta cosa sia giusto dire e cosa sia da non pubblicare. Cosa per me sia di cattivo gusto e cosa possa invece disturbare gli altri. Ironia, lamentele, contestazioni, politica, giudizi, timori, notizie (fake e non). Ci sono stati momenti in cui la pesantezza mi ha impedito di scrivere. Altri in cui vedendo le piccole belle (grandi) cose che mi circondano ho sentito, invece, il bisogno di condividerle. Di istinto. Tutti abbiamo dentro di noi la paura di non sapere come né dove saremo tra qualche mese. Come le nostre vite prenderanno nuova forma e nuovi ritmi. Come e quando soprattutto il “di nuovo” sarà. Credo sia però importante andare avanti ed apprezzare ogni istante anche di queste settimane, con positività e anche con un briciolo di leggerezza soprattutto per i più piccoli che in silenzio ci ascoltano e ci “sentono”. È fondamentale vivere ogni attimo “appieno” perché fa sicuramente parte del nostro cammino. Sono certa che impareremo molto di più da questo periodo rispetto a tante giornate frenetiche trascorse senza lasciarci nulla. Sono certa che così sarà (forse e per ora) più semplice.
30 MARZO 2020
Aspetterò.
Aspetterò i giorni nuovi che ogni giorno ci attendono.
Aspetterò la primavera che ora sembra più lontana e sfinita e che invece è già là fuori. Quella primavera che nasce, vive e trionfa comunque.
Aspetterò.
Aspetterò il profumo del cappuccino ben fatto. Il coraggio che fa dimenticare ogni paura. Aspetterò e amerò il calore degli abbracci che spesso fuggivo.
Aspetterò.
Aspetterò che questa immagine diventi un ricordo di momenti lontani e aspetterò anche quel giorno in cui mani ormai grandi mi faranno tornare in mente le manine delicate che raccoglievano voracemente margherite e svuotavano dispettosamente tazze di caffè.
Aspetterò. E aspetterò ancora.
E arriverà il momento in cui, di oggi, ricorderò i grandi sorrisi.
5 APRILE 2020
Al cappuccino. A quello che bevevo ogni mattina in uno dei miei bar del cuore. Quelli in cui scambi poche parole mentre ordini e in cui ti lasciano tranquilla, senza farti troppe domande, perché sanno che quello è il momento che hai scelto di passare da sola, con te. Al buongiorno. A quello oggi ricreato e reinventato. Ai raggi di sole. A quelle ombre che mi sono sembrate meraviglia. Ad un pomeriggio che sembrava mattina. A quei colori e sapori che sono riuscita a ritrovare nel tavolino di questo mio nuovo bar. In casa mia. Nostra. A voi. A chi dedica il suo tempo a leggermi e che con i miei scatti ai cappuccini ha fatto virtualmente colazione con me o ha condiviso anche solo con me qualche consiglio su latte e caffè. Mi fa sempre piacere quando mi dite che qualcuno dei miei pensieri dentro queste tazze è diventato un po’ anche il vostro.
9 APRILE 2020
Facciamo da giorni le stesse cose, ma non sappiamo cosa sia la noia. Credo che semplicemente stiamo imparando a vivere il presente.
12 APRILE 2020
Mi manca mia mamma. Mi mancano i nonni. Mi mancano anche i miei nonni. Gli zii. I cugini. I legami di sangue. Mi manca l’essere ancora in pigiama quando gli ospiti stanno per arrivare. Mi mancano le entrate di corsa all’asilo. I saluti alla cuoca. La voce delle maestre. Marina. Mi manca chi mi ricorda costantemente quello che mi sono dimenticata. I ragazzi che si danno appuntamento presto la mattina. I saluti da lontano, con il cuore. Le mamme. Il caffè di Paola che azzera per un attimo le corse. Mi manca il Nightscout sempre acceso. Anzi quello non mi manca per niente. Mi manca la mia 500 piena di biscotti e briciole. Le stagioni che si alternano sotto i miei stivali. Mi manca la mia scrivania. I colleghi che entrano dalla porta. Mi mancano le amiche. Anche quelle che vedo due volte all’anno. Quelle dei pranzi belli. Quelle degli shooting. Quelle delle telefonate piene di sintonia. Quelle che sapevi di poter comunque abbracciare sempre, vincendo la pigrizia. Le amiche rimaste all’estero, accanto alle loro famiglie. Mi manca la mia Moleskine piena di cose da fare. Mi manca la festa dei miei quarant’anni, che non c’è stata. Mi manca anche mio padre. Il non averlo mai visto invecchiare. Nessun capello bianco. Nessuna ruga. Mi manca quel Luogo in Puglia dove ritornerò. Il mare. Il vento di Polignano. Le ricerche sul web per mete sempre diverse. Mi manca forse la costante progettualità, ma sono grata, tanto, per quegli abbracci che sono qui con me. Oggi. In qualche modo sono sicura che rifioriremo. Tutti.
17 APRILE 2020 A Pasquetta aveva deciso di andare a fare la spesa. C’era poca coda in quel supermercato, anzi proprio non c’era. Pensò più volte se sarebbe riuscita a vincere la paura di uscire dopo tanti giorni in casa. Tutto pareva un rischio. Invisibile. Presente. Si mise al volante. Guanti e mascherina come pezzi soffocanti di un nuovo corpo. Il cuore iniziò a battere. Forte. Troppo. All’arrivo si accorse di non avere la moneta per il carrello. Panico. Di nuovo in macchina. A casa. Coraggio. Recuperata la moneta, di nuovo al supermercato.
Confusione. Occhi azzurri adulti di un viso senza altri dettagli a puntare un termometro sulla sua fronte. Arance. Pomodori. Carote. Tutto sembrava senza sapore. Senza profumo. Tutto così immobile e asettico. Poche persone a riempire i carrelli, in velocità, in un mezzogiorno festivo non festeggiabile. Distanze. Vide una coppia intenta a scegliere farine. Ognuno il proprio carrello. Come amanti clandestini erano entrati nel negozio, separati, fingendo di non conoscersi, aggirando divieti e dandosi appuntamento “nelle loro abitudini”. Un film? In velocità. Una donna tentò di chiederle informazioni. Altruismo vs Egoismo. Lei vagava sfuggente tra le corsie senza neanche più sapere cosa le servisse ancora. Il carrello era già troppo pieno e privo di criterio. Le mascherine. I guanti. Le distanze. Il pensare che la vita “oggi” era così. Il sapere che la vita domani e per molti mesi sarebbe stata ancora così. Che fine aveva fatto la libertà? Che fine aveva fatto la spensieratezza? Per un attimo, anzi per troppo tempo, con il cuore in gola, tra scaffali sbarrati con nastro rosso e bianco e scaffali svuotati, lei si chiese perché. Forse al di là di complotti e cospirazioni, semplicemente la Natura stava procedendo ad eliminare la troppa distrazione dell’essere umano? Tornò a casa. Tra i vari acquisti anche un colorante alimentare azzurro. Forse aveva creduto che con il colore si potesse oscurare il dolore e la paura. Mentre si lavava le mani si riconobbe nello specchio. Anche dietro ad una mascherina verde. Quella terza persona singolare si sciolse nell’acqua e diventò improvvisamente una prima persona. Io.
23 APRILE 2020
Tempo sospeso.
Tempo atteso.
Tempo ritrovato.
Tempo presente.
E giochi di margherite galleggianti sull’acqua.
26 APRILE 2020
Il compleanno ai tempi del coronavirus. Quello con accanto gli affetti più cari. Quello con la torta fatta in casa dal festeggiato. Quello con le candeline trovate qua e là. Con i vicini che mettono festoni sui balconi. Con gli amici che lasciano pensieri fuori dalla porta. Con i regali fatti a matrioska, con attenzione, per creare stupore. Il compleanno ai tempi del coronavirus. Quello con i compagni che appaiono d’improvviso, per una festa a sorpresa in videochiamata. Quelli in cui ti rendi conto, veramente e ancora di più, che ai bambini serve la “realtà reale” fatta di gesti, sorrisi, sguardi, abbracci ed emozioni. Buon compleanno.
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