Eleonora si racconta così, tra sorrisi, parole, lacrime, emozioni e in mezzo al “rumore” caldo dei suoi figli che corrono allegri. Si definisce solare, energica, genuina. Onesta, emotiva e chiacchierona. Io la definirei “estate”. Quella che arriva quando meno te l’aspetti e ti sorprende con il suo calore e la sua tanta grinta.
Eleonora è stata barista, baby sitter, amante della filosofia, studentessa pronta a dedicare la sua vita all’insegnamento. Eleonora è ora insegnante, donna, mamma e soprattutto “decisa” ad ascoltare la sua “pancia” e a mettersi in gioco. E così in pochi anni, intorno a lei, corsi dedicati ai fiori, ai petali, alla creatività. Un temporary shop a Milano, un attestato di fiorista alla Scuola Agraria di Monza. Un logo, un marchio, una bottega, un laboratorio floreale (meglio un'officina!) pronto ad accogliere chiunque abbia voglia di vita.
I bambini si possono esprimere, le donne si raccontano e diffondono bellezza. Tutti si sentono liberi e liberi dal tempo, senza “etichette”. Il suo laboratorio nel cuore della Brianza sa di “Casa” e i racconti floreali diventano racconti poetici per fare stare bene chi decide di entrare in questa favola.
Ma veniamo a quello che lei ha deciso di condividere con tutti noi.
Eleonora, mi racconti un ricordo bello della tua infanzia?
Madesimo località “Andossi”, Rifugio “La Baitella”. I miei genitori gestivano per le “A.C.L.I” di Giussano il rifugio durante la stagione estiva. Ricordo che raccoglievo i tronchetti in pineta per il falò di ferragosto, guardavo mungere le mucche manualmente, vedevo le distese di rododendri fuxia, osservavo le prime fioriture naturali in primavera, cantavo con i gruppi dei diversi Oratori che alloggiavano lì, raccoglievo mirtilli, ascoltavo i racconti dei pastori, tiravo le corde delle campane della chiesetta, andavo a camminare, annusavo l’aria di pace e di serenità che regnava, le genziane, le stelle alpine, il timo, il profumo delle pigne.
Lì c’è l’origine dei miei valori che ho riscoperto quando ho creato il “brand” Eljlightflowers.
Dove è per te “casa”?
Casa per me è la mia Officina. E’ il luogo in cui ho unito i miei cuori: Luna Maria, Edoardo, Giorgia e Fabio. Loro sono i miei partner e con loro crescono i miei sogni. Per noi “famiglia in movimento” tra la Brianza e Berlino, per diversi anni, è molto strano vederci tutti insieme, oggi, e la ricchezza è nell’essere tutti operosi con l’utilizzo delle mani, ed ecco il valore del fare a mano e della voglia di condividerlo affinché possa essere luogo contagioso di positività e bellezza.
Quali sono i tuoi talenti?
Trovare e vedere nell’altro sempre qualcosa di “bello”, saper esserci nei momenti importanti, organizzare a più tavoli, creare con “poco”. Comunicazione e praticità.
Come ti sei avvicinata ai fiori?
I fiori sono sempre stati presenti nella mia vita e non ho mai smesso di raccoglierli, intrecciarli, osservarli. Sono “cura per l’anima”. Ho fatto un corso breve di hobbistica (con un meraviglioso Maestro) a Monza e un workshop per imparare alcune tecniche di composizione floreale. Nel primo lock down ho preso la decisione di effettuare il corso professionale per Fioristi in cui ho conseguito un diploma da “Fiorista” presso la Scuola Agraria di Monza riconosciuto dalla Regione Lombardia. Qui ho capito che volevo stare tutto il giorno con i fiori.
Quali sono le creazioni di Eljlightflowers?
Le mie creazioni sono “valorizzazioni”. Sono esternare ciò che ho dentro, sentimenti e fantasia.
Mi piacciono i contrasti fra i vari materiali. Mi piace osservare e raccogliere ciò che la natura ci regala e “giocare” con la materia per dare vita a qualcosa che mi rappresenti.
La mia prima creazione o meglio il mio “oggetto di lancio” sono gli angeli realizzati su una lastra in radica trovata nella soffitta di casa e tramandati dal laboratorio di mio nonno falegname. Entrare in questa dimensione del passato mi ha riportato alle origini, ai ricordi d’infanzia vissuti in stretto contatto con la natura.
I fiori sono l’elemento guida del mio percorso. Le composizioni si ispirano ai “giardini” di Berlino, che valorizzo e reinterpreto con i colori, le sfumature, le linee e le forme, alla ricerca di creazioni “fluttuanti” e ”spettinate”. Realizzo bouquet, composizioni e sushi flowers.
Ho poi scoperto il filo di ferro che racconta le passioni, indicato per le feste e le cerimonie, ma che può essere anche un semplice, originale oggetto da appendere alla porta o un chiudi pacco. Custodisce nomi e può essere personalizzato con inserti naturali, floreali e con la radica.
Le house garden con un filo di ferro che non arrugginisce, pronte ad accogliere un balcone fiorito (piccolo decoro in fiori dried), inserti in radica o una piccola pianta.
Gli aromi naturali vegetali, un timbro che dice: slegami, accendimi, diffondimi. La corda che intreccia rami che profumano di bosco, di erbe, di natura, di fiori, ciascuno con una funzione differente.
La t-shirt disegnata da mia figlia Luna Maria insieme a me, con un racconto sul retro pensato da mio nipote Guglielmo (che ha studiato storytelling).
Le candele in cera di soia con inserti floreali e naturali. Il notebook floreale con la grafica disegnata da mia figlia Giorgia.
I workshop per adulti di cui uno anche dedicato ai maschi (tenuto da Fabio) e gli atelier per bambini che trovano ispirazione dalla la filosofia del metodo di Bruno Munari.
I workshop one to one o “mettici le mani” in cui puoi essere seguito dalla pulizia degli steli al packaging nella realizzazione del tuo mazzo.
Fiori, secchi, recisi, quaderni, ghirlande, t-shirt, candele in quale attività ti realizzi di più?
Adoro le ghirlande lasciate il più possibile al naturale. Mi piace la forma tondeggiante che ricorda il cerchio della vita, la bellezza del nascere, crescere e migliorarsi. Realizzarla e regalarla è donare parte di sé a chi la riceve. Un gesto di buon augurio.
Cosa significa coltivare un sogno?
Coltivare un sogno per me significa “immaginarlo, nutrirlo e iniziarlo a scrivere”.
Il tuo laboratorio come nasce e cosa vuole diventare?
All’inizio non avendo un locale disponibile, avevo sommerso la mia casa di fiori. L’Officina nasce dalla necessità e da un bisogno di “avere una stanza tutta per sé” come diceva Virginia Woolf e soprattutto poterla condividere.
Mi piace diffondere “magia” con i fiori e poterla far vivere “immergendo “ l’altro in un tempo che va controcorrente perché il guardare dentro necessita tempo. Ed io questo tempo ho voluto rappresentarlo in maniera genuina che fosse coerente con i miei valori.
L’Officina è
Un individuo da far fiorire
Una parola da ascoltare
Un bisogno di nutrimento per l’anima
Una chiacchera di incontri per le donne
Uno sguardo da condividere
Un dolore da esprimere
Un posto per ciascuno
Fiori
Colori
Emozioni
Handmade
Dopo attenta riflessione sul termine laboratorio, ho compreso che la parola che meglio mi rappresenta è Officina. L’etimologia ripresa dal latino scientifico officinalis, derivato di officina che attraverso un arcaico “opificina” “operaio, creatore, artigiano”. In Officina si respira un’aria “sana”, un’energia intensa che voglio trasmettere.
In Officina si può entrare ogni volta che se ne sente il bisogno, ogni volta che si ha voglia di fermare il tempo, di riappropriarcene, viverlo attraverso i fiori e “il saper fare che trova sapore nel saper essere”. Potersi esprimere, riscoprendo l’importanza del vivere nel momento che non è la frenesia, non sono i numeri e i codici, non sono gli sterili valori che possono svuotare l’uomo e far regnare l’egoismo. Vorrei che diventasse un luogo green in cui si fondono insieme work, flowers, green and handmade”, un luogo di CONDIVISIONE.
Chi ti ha dato più supporto in questa avventura? A chi sei grata?
Mi supporta Dio, un’amica o a tratti Fabio. Sono grata a mio papà per avermi trasmesso con il suo esempio, la bellezza di “operare con le mani” e stare in mezzo alla natura, il gusto della fatica e della motivazione per il raggiungimento di un obiettivo. Ai miei figli per i “sacrifici” che anche loro fanno per la realizzazione del progetto.
La creatività ti ha aiutato in qualche modo nell’essere diversa?
Ognuno di noi può essere creativo. Ognuno di noi ha una luce speciale (ecco perché light nel “logo”) che può sprigionare e donare all’altro. Io con la creatività mi esprimo. Ascolto la natura, gli altri, osservo i fiori e li utilizzo per i messaggi che voglio trasmettere. Vedo “qualcosa” e poi la mia mente inizia a pensare oltre, cosa potrebbe essere, come arricchirlo e poi continuo a pensarci fino a quando l’idea viene espressa.
La creatività mi ha aiutata ad essere in linea con i miei valori, a sentirmi “libera”, a stare bene con me stessa.
La domanda che non ti ho fatto e la risposta che daresti?
L’amore? L’amore è per persone serie! Sai che sono “ironica” e mi piace diffondere ironia! L’amore è come i fiori: poesia, messaggi, speranze, forza, fragilità. Il resto, lo devo ancora scoprire.
Eleonora è tutto questo e ama definirsi anche “una, nessuna, centomila” e racconta: “Amo la vita e la luce che c’è all’interno di ciascuno di noi ed è la stessa luce che ritrovo nell’anima dei fiori (una). Mi piace e ho bisogno di stare ad ascoltare il silenzio guardando l’infinito o meglio il “vuoto” almeno una volta al giorno (nessuna). Adoro il dialogo con le persone (centomila) e ascoltare i racconti dei “saggi”.
La vedo mentre si alza presto la mattina, accende candele e guarda fuori dalla finestra ascoltando qualche nota di pianoforte. Mi piace pensarla tra la sua collezione di scarpe, fiera di non saper cucinare e di essere così tanto piena di positività. Un po’ ribelle, ma piena di romanticismo. Piena di contrasti e di sentimenti. Se volete conoscerla meglio visitate le sue creazioni.
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