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ALL WE ALL WE TRA ARTE E SENTIMENTO

  • Immagine del redattore: storiesenzatrama
    storiesenzatrama
  • 12 mar
  • Tempo di lettura: 7 min

Giovanni e Giorgio, in arte JGIO, mi accolgono nel loro studio, a Seregno, con un’ospitalità tipica di chi apre le porte della propria casa con il desiderio di ospitare e di condividere. Sento in loro la voglia di raccontarsi, ma anche tanto interesse nell’ascoltare, nel sapere chi sono e quali sono le mie passioni.

Capisco subito che sono entrata in un luogo magico, pieno di colore, di bellezza, di empatia e di creatività. E lo capisco quando Giovanni mi dice che se dovesse vivere in un altro posto, quel posto sarebbe lo stesso delle canzoni di Battisti.

Mentre guardo e riguardo le loro opere mi viene spontaneo fare domande sul progetto ALL WE ALL WE e perdermi nei racconti di chi lo ha creato. Un padre, Giovanni, e suo figlio, Giorgio, che hanno deciso di lavorare insieme unendo differenti punti di vista, idee, sogni, e fortemente accomunati dagli stessi valori. Non solo cornici artigianali e ben curate nei dettagli, ma opere d’arte piene di energia, ricordi e capacità di comunicare.

La loro sintonia che potete vedere tutti i giorni sul loro profilo IG @allweallwe va oltre il virtuale. È fatta di complicità, di stima e di contributo reciproco.

 

Giorgio, mentre mi fa vedere l’atelier mi racconta di un aneddoto di quando era piccolo. Si tagliò un dito con un forbicione da giardino, prima di finire in ospedale per dei punti, e suo padre Giovanni reagì al sangue finito anche su un quadro appoggiato a terra in salotto, con un sorriso, dicendo: “Ora è davvero completo!” come se si fosse aggiunto il tocco finale all’opera. Un padre protettivo e capace di trasmettere sicurezza.

E Giovanni mi racconta di quanto è orgoglioso di suo figlio, capace di superare con determinazione e costanza i vari imprevisti della vita. Mi fa vedere oggetti del passato come una porta anticata che ha un valore affettivo indicibile per lui. Racconti di famiglia, di legami, di affetti indissolubili.

 

E ora vi lascio all’intervista!

 

Giorgio cosa volevi fare da bambino? 

Fin da piccolo ero affascinato dal mondo degli animali e sognavo di diventare veterinario. Poi ho scoperto la musica italiana e ho iniziato a scrivere canzoni, coltivando il desiderio di diventare cantautore. Ed eccoci qui ora, nel mondo dell’arte.

 

Giorgio cosa vuoi fare da grande?

Il sognatore.

 

Giorgio dove ti vedi tra dieci anni?

Non lo so ancora, ma sono curioso anche io di scoprirlo!

 

Giorgio, tre pregi e tre difetti di tuo padre Giovanni?

Pregi: è un grande sognatore, qualità che lo rende ispirato, anche se a volte rischia di diventare un suo difetto. È molto creativo e trova sempre soluzioni pratiche ai problemi. Inoltre, ha una grande capacità di adattarsi ed interessarsi alle novità!

Difetti: potrebbe essere più costante in molti aspetti della sua vita, avere maggiore ambizione ma mantenendo un equilibrio tra il suo essere sognatore e la concretezza.

 

Giorgio che papà è Giovanni? 

Giovanni è sempre stato un padre presente. Prima di lavorare insieme, il nostro legame era, naturale, quotidiano, una sicurezza reciproca. Ora, condividendo il progetto, siamo in continuo confronto, sempre fianco a fianco. I miei genitori sono sempre stati presenti e a volte non mi rendo conto di quanto sono fortunato di tutto questo, avere la possibilità di sbagliare e sperimentare con loro sempre affianco.

 

Giovanni e tu cosa volevi fare da bambino?

Volevo diventare un calciatore, un portiere: mi piaceva la competizione. Poi, grazie a mio padre, mi sono appassionato al mondo dell’arte e ho desiderato trasmettere questa passione ai bambini, studiando per diventare maestro d’arte. Maestro lo sono diventato, ma, proprio in quegli anni sono cambiate le leggi per poter insegnare e ho continuato il percorso di mio padre, corniciaio e pittore.

 

Giovanni cosa vuoi fare da grande?

Sono già grande amo ciò che sto facendo ora, vivere nel mondo dell’arte.

 

Giovanni dove ti vedi tra dieci anni?

In studio a dipingere o di fianco ad un lago a pescare.

 

Giovanni, tre pregi e tre difetti di Giorgio?

Pregi: Giorgio è una persona estremamente paziente, capace di attendere il momento giusto per affrontare e risolvere i problemi quotidiani. È molto riflessivo nelle sue azioni, valutando con attenzione ogni situazione prima di agire. Inoltre, è una persona creativa.

Difetti: Ha bisogno di vivere direttamente le esperienze sulla propria pelle per comprenderle appieno, imparando solo dopo averne tratto una lezione. Tende a lasciarsi influenzare dalle opinioni altrui, che finiscono per entrare nei suoi momenti di riflessione. Non vivere esattamente l’età che ha, perdendosi in mille pensieri.

 

Giovanni che figlio è Giorgio? 

Giorgio è una persona curiosa, sempre alla ricerca di nuovi modi per esprimersi. Dopo aver seguito il suo percorso di studi, ha sempre sperimentato, dalla musica alla scrittura, fino ad arrivare alla pittura. Anche quando ha incontrato molte difficoltà si è sempre messo in gioco.

 

Giovanni quale è il più bel ricordo che hai di Giorgio? Un aneddoto?

Giorgio ha giocato a calcio per un periodo, anche se era solo una riserva e scendeva in campo raramente. In realtà, il calcio non gli piaceva nemmeno. Alla sua prima partita la squadra ha vinto il torneo. Pur avendo giocato solo 15 minuti, durante i festeggiamenti finali era presente e si lasciava coinvolgere da tutti, al punto che ho visto in lui una forte voglia di vincere e di farsi notare. Questo mi ha emozionato perché dimostrava che, nonostante le difficoltà e le poche opportunità, aveva la determinazione per raggiungere i suoi obiettivi.

  

E ora qualche domanda a entrambi!


Quale è la più grande difficoltà dell’artigianato e dell’arte oggi?

Oggi, come in passato, una delle maggiori difficoltà è il forte legame con il mercato, che influenza la libertà di espressione. È fondamentale trovare un equilibrio tra ciò che può piacere al pubblico e la possibilità di sperimentare nuove tecniche e idee. Inoltre, oggi siamo in un’era digitale in cui non basta più proporsi solo con la propria bottega ed atelier ma anche attraverso una nuova vetrina social, portando un confronto ancora più complesso: i due approcci presentano tempi e modalità molto diversi, creando spesso un contrasto che può risultare impegnativo da gestire.

 

Come i social media hanno modificato il modo di fare e di divulgare arte?

I social media hanno rivoluzionato la visibilità degli artisti, offrendo loro uno spazio dinamico per mostrarsi, raccontarsi e condividere idee. Il mondo dell’arte è sempre stato molto verticale per via di gallerie e atelier, ambienti esclusivi. Gli artisti, ieri come oggi, devono disporre di risorse economiche per investire nella propria arte, poiché i costi elevati del sistema tradizionale spesso ne limitano la libertà creativa. Al contrario, i social media offrono un’esposizione immediata e accessibile, permettendo agli artisti di raggiungere il pubblico senza le barriere imposte dalle istituzioni artistiche. L’arte non è cambiata nella sua essenza, ma si è ampliata, evolvendosi attraverso nuove tecniche e linguaggi digitali. In particolare, l’arte digitale trova nei social una vetrina immediata, trasformando gli schermi dei nostri dispositivi in tele su cui raccontarsi e farsi conoscere.

 

Quale è la cosa più bella del vostro lavoro? Quale la più brutta?

La parte più bella del nostro lavoro è la possibilità di evadere dalla quotidianità, immergendoci in un mondo di colori e creatività. La più difficile è il momento in cui apriamo gli occhi e torniamo a una realtà grigia che rischia di soffocarci.

 

Quale è la cosa più bella del lavorare insieme padre e figlio? Quale la più brutta? 

La più bella è lavorare assieme, la più brutta è lavorare assieme

 

Quali sono gli artisti a cui vi ispirate?

Mio papà è molto affascinano all’arte di Filippo De Pisis, io dall’espressionismo astratto, non hanno nessun legame con l’arte che creiamo, o forse sì? 

 

Quale è l’artista che più amate?

Non amiamo un artista più di un altro, ma chi sa fare davvero il proprio lavoro. Non si tratta solo di saper dipingere tecnicamente bene, ma di saper esprimere al meglio, e fare bene ciò che si è capaci di fare indipendentemente dal proprio stile e tecnica.

 

Un quadro famoso che vorresti incorniciare e avere in casa?

Lo abbiamo già, è un quadro del nonno [il papà di Giovanni], che oltre ad avere un valore artistico, ha soprattutto un valore affettivo, che è la cosa più importante.

 

Le opere nascono e il pubblico le segue, le apprezza, oppure capita che ci sono opere che nascono per seguire la richiesta del pubblico? Come interagisce la richiesta e l’offerta?

Cerchiamo di trovare un equilibrio tra le richieste del mercato e la nostra libertà creativa. La collezione All We Pop è sempre stata concepita come una diffusion line, pensata per rispecchiare il più possibile i gusti delle persone attraverso proposte di dimensioni e fasce di prezzo più accessibili. Altre collezioni, come Colourful World, seguono invece un percorso diverso, con uno stile e una tecnica che ci rappresentano maggiormente.

L’arte pop non ci identifica, ma il colore sì. Viviamo in un mondo caotico. Viviamo in un mondo in armonia.

 

Fiducia, costanza, “libertà di espressione”. Possono definirsi necessarie per lavorare insieme padre e figlio e forse valori aggiunti che avete saputo fare vostri/costruire? Cosa aggiungereste come elementi necessari per lavorare insieme (anche non da padre e figlio)?

È un insieme di fattori, sia esterni, come il tempo, che interni, come l’affinamento delle proprie qualità, la valorizzazione e la combinazione delle proprie personalità, l’esperienza, la volontà di continuare a sperimentare, il legame con le nuove tecnologie e l’intraprendenza.

 

Cosa non vediamo di voi su Instagram, ma che è parte importante della vostra vita? 

Il lavoro e il pensiero che dedichiamo ogni giorno nel progetto che spesso in un video di 30 secondi non può essere percepito. 

 

Critiche positive e critiche negative. Come reagite agli haters, se ci sono?

Siamo sempre interessati alle critiche perché, anche quando sono negative o superficiali, risultano spesso creative. Le critiche positive sono sempre inaspettate. La risposta del pubblico ai nostri video, quando ciò che cerchiamo di trasmettere riesce a toccare il loro cuore, ci lascia spesso senza parole. È un’emozione che non si può descrivere.

 

Quanto conta oggi il rapporto diretto e di persona con il cliente?

Il rapporto diretto con il cliente avrà sempre un impatto più emozionante e autentico rispetto al legame, per quanto forte, che si crea sui social.

 

Dove trovate l’ispirazione? Di che cosa vi “nutrite” a livello d’arte? Di immagini, mostre, libri, film, teatro? Titoli, autori, riferimenti? 

I social hanno influito profondamente sul nostro approccio all’arte, rendendo tutto facilmente accessibile: possiamo scorrere e scoprire continuamente nuovi stili e tecniche. Quando abbiamo un po’ di tempo libero, ci piace visitare mostre e musei. Ci piacerebbe anche avere l’opportunità di incontrare di persona e conoscere più artisti per confrontarci e arricchire il nostro percorso.

 

Quali altre passioni avete oltre al lavoro e all’arte?

Queste due passioni sono abbastanza!

 

Si nasce o si diventa creativi?

Si nasce curiosi, ciò che conta nella vita è saper continuare a esserlo.

 

Progetti per il futuro?

Artisticamente, vogliamo migliorare e affinare sempre di più il nostro stile.

 

E allora che dire? In bocca al lupo a questo bel racconto di Vita!

Trovate ALL WE ALL WE di JGIO in Via Valassina, 51 a Seregno (MB) 

e su IG @allweallwe

 



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